L’attività dell'Atelier espressivo nasce nel 1993, con l’obiettivo di attivare uno spazio di espressione attraverso i linguaggi artistici, in particolare il disegno e la pittura, per le persone con disabilità di cui si occupava l’associazione all’interno dei servizi di Comunità alloggio e SFA.
Il mandato iniziale era quello di lavorare per la creazione di uno spazio che agisse contemporaneamente sul piano personale (espressione e rinforzo dell’identità individuale) e su quello sociale (promozione di una diversa visione della persona con disabilità) con il fine ultimo di creare una rete di collaborazione con altri servizi del territorio e di essere promotori di un processo di integrazione sociale della persona con disabilità intellettiva e relazionale.
La conduzione del progetto venne affidato ad una educatrice - poi diventata responsabile dell’Atelier espressivo - che, oltre alle competenze educative, possedeva un’esperienza in campo artistico e una formazione acquisita presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia.
L’esperienza dell’Atelier espressivo, iniziata nel 1998, si svolgeva a Somma Lombardo in uno spazio esterno alla struttura comunitaria, sede di alcuni laboratori dello SFA dell’ANFFAS, frequentato da ospiti della Comunità, utenti residenti nel territorio, educatori e volontari.
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Aiutare le persone a “rifarsi il ritratto”, ovvero ad amare la propria identità e promuovere processi di inclusione sociale.
Lo slogan che da sempre caratterizza le azioni dell’Atelier espressivo dell’ANFFAS Ticino è “proviamo a rifarci il ritratto”, ovvero che ricercando il confronto continuo “tra sé e tra sé e gli altri” è possibile scoprire o ricostruire una nuova identità, più precisa e in grado di valorizzare le potenzialità individuali e sociali dei partecipanti. Nel corso di quindici anni di attività vi sono stati momenti che hanno richiesto alle persone coinvolte, alla responsabile dell’atelier e agli altri educatori intervenuti, di esercitare un ruolo di outsider nel lanciare progetti ed interventi nel territorio, attraverso il delicato rapporto tra i termini e i significati di educare attraverso l’Arte. L’obiettivo era definire e consolidare questo rapporto, renderlo significativo e utile rispetto ai bisogni delle persone inserite nell’attività di Atelier.
Cambiarsi attraverso l’Arte è un percorso dove il sé si ricostituisce, il ritratto personale viene fatto e rifatto, dove si attivano dinamiche relazionali e ogni input riceve immediatamente una molteplicità di feedbak.
Il lavoro di rifarsi il ritratto deriva da un processo di esercizio del sé e dell’evoluzione personale, della storia individuale che teoricamente non si esaurisce mai e potrebbe continuare all’infinito.
È un processo dove non ci sono certezze sull’esito o parametri di confronto quali il bello o il brutto. Si tratta di un lavoro di ricerca del sé, a volte faticoso, perseguito attraverso la materia, il colore, le relazioni sperimentate, un percorso che può creare mutamenti e soddisfazioni, sicurezze e risposte. Educare attraverso l’Arte è divenuta nel tempo la caratteristica metodologica dell’Atelier, all’interno del quale è possibile osservare l’evoluzione dinamica della persona e la maturazione dei suoi processi cognitivi, mediante un percorso che valorizza la comprensione del proprio agire in chiave formativa e non performativa.
L’Atelier è divenuto un’esigenza irrinunciabile per alcune persone che lo frequentano mentre per l’ANFFAS Ticino è uno strumento concreto e consolidato per promuovere processi di inclusione sociale attraverso eventi nel territorio. Non sempre è scontato mantenere un’attività che non ha fini utilitaristici o addirittura che richiede impegno, responsabilità e fatica per tutti: l’utilità pensiamo risieda nel processo stesso che l’Atelier ha avviato, in quanto smuove e contribuisce a cambiare la percezione collettiva della persona con disabilità.
Quindici anni di esperienze vissute e di progettazione hanno messo in luce come fondamentale sia stata la collaborazione tra i diversi ambiti dei Servizi diurni e della Comunità di Maddalena, in un processo di integrazione dei saperi, delle competenze, dei linguaggi: informatico, fotografico, e artistico. L’Atelier, si pone in un’ottica di attenzione globale della persona dove l’elemento prioritario è l’individuo: il modo in cui si veste o si prende cura di sé, ciò che gli piace bere e mangiare o che ama del mondo in cui vive, cosa costituisce un problema nella sua quotidianità, le sue modalità relazionali e le sue aspettative.
Gli obiettivi sviluppati in Atelier sono integrati nel più ampio progetto educativo individualizzato di ogni partecipante al Servizio di Formazione all’Autonomia, dando più spazio all’azione su uno o più obiettivi a seconda delle urgenze e delle necessità dei singoli, esercitando autonomie individuali e sociali che verranno poi elaborate e riversate all’interno del processo artistico.
Sono previsti incontri in piccolo gruppo a frequenza settimanale gestiti dalla responsabile: l’Atelier funziona dal lunedì al venerdì, per ogni giorno sono predisposti dei gruppi di frequenza composti da utenti diversi al mattino e al pomeriggio, rispettando compatibilità caratteriali, competenze, simpatie, progetti ecc. L’Atelier espressivo è frequentato da circa 18 utenti con disabilità intellettiva e relazionale.